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Papa Francesco a la biblioteca di Esther

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"Se la vita di Jorge Mario Bergoglio fosse un puzzle, l'amicizia con Esther Ballestrino de Careaga sarebbe una delle tessere d'angolo, defilata ma senza la quale non si può proseguire nell'opera di assemblaggio". Inizia così l'ultimo breve saggio di Nello Scavo dal titolo Bergoglio e i libri di Esther (Città Nuova), in cui si racconta come l'allora padre provinciale dei gesuiti, durante la dittatura dei militari in Argentina, prese in custodia e nascose i libri di un'amica marxista, Esther Ballestrino de Careaga poco prima che venisse arrestata e fatta sparire: una delle migliaia di desasparecidos di quegli anni tremendi. 

 

Scavo, giornalista del quotidiano “Avvenire”, reporter internazionale esperto di cronaca giudiziaria e autore di numerose inchieste dalle zone più turbolente del mondo, racconta di essere venuto a conoscenza di questo episodio durante un'indagine cominciata all'indomani dell'elezione al soglio pontificio del cardinale Jorge Bergoglio. Indagine resa necessaria per un'accusa, rilanciata dalla stampa e dai social network con un tempismo che la dice abbastanza lunga sull'avversione che il nuovo papa si era guadagnato durante il suo episcopato in certi ambienti, di essere stato connivente col regime militare argentino. Benché ritenesse del tutto improbabile tale coinvolgimento, ha dichiarato Scavo in diverse interviste, gli sembrò giusto andare a fondo e di persona nella questione, convinto che ne sarebbe emersa l'innocenza di Bergoglio, ma d'altra parte senza escludere l'eventualità di ritrovarsi con uno scoop tra le mani. Grazie a un numero considerevole di testimonianze poté comprovare la totale estraneità dell'allora provinciale dei gesuiti di Argentina a ogni fatto di cui lo si accusava, e dimostrò, al contrario, che egli si era prodigato in molti modi per aiutare persone perseguitate per diversi motivi dalla dittatura. I risultati delle sue indagini sono raccolti in due libri che hanno avuto diffusione a livello mondiale, La lista Bergoglio (EMI) e I sommersi e i salvati di Bergoglio (Piemme).

 

 

Tra i documenti consultati, racconta Scavo, c'erano le registrazioni – ora reperibili anche su internet per chi voglia ascoltarle – dell'interrogatorio a cui Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, fu sottoposto nel 2010 per testimoniare al processo intentato contro la giunta Videla e i suoi complici, accusati di crimini contro l'umanità. Da quel processo emerse che Bergoglio aveva agito ripetutamente e con gravi rischi personali per aiutare molte persone. Talvolta con successo, talvolta inutilmente, come purtroppo fu nel caso di Esther Ballestrino de Careaga, sua amica personale, biochimica e attivista politica paraguayana, simpatizzante comunista rifugiatasi in Argentina dopo l'instaurazione della dittatura paraguayana. L'amicizia tra lei e Bergoglio risale al 1953 quando, studente di chimica, egli andò per qualche mese a lavorare nel laboratorio di analisi diretto da Esther a Buenos Aires. Nel libro intervista Il papa si racconta, una conversazione raccolta nel 2012 da Francesca Angeletti e Sergio Rubin (Salani esitore), di Esther Bergoglio dice: "Lei mi ha insegnato a pensare, mi ha introdotto nelle tematiche delle inquietudini sociali". E conclude: "A quella donna io devo molto".  

 

La storia di Esther, non è diversa da quella di tante altre vittime del nefando regime che ha insanguinato l'Argentina dal 1976 fino alla sua caduta, dopo la sconfitta nella guerra delle Falkland (Malvinas), nel 1982. In quegli anni, scomparvero decine di migliaia di oppositori, veri o presunti, passati alla storia come "desasparecidos", ai quali vanno aggiunte alcune altre migliaia di morti accertati. Dopo l'arresto di una delle tre figlie, sedicenne e incinta, poi rilasciata quattro mesi dopo, e la scomparsa del fidanzato di questa, Esther Ballestrino portò in salvo la famiglia in Svezia poi, contro il parere delle altre madres del Plaza de Majo– il movimento delle donne che sfilavano ogni giovedì nella piazza con un fazzoletto bianco in testa per chiedere la liberazione dei propri figli detenuti o scomparsi e di cui Esther era una delle fondatrici insieme a Maria Eugenia Ponce de Bianco e Azucena Villaflor – ritornò in Argentina per continuare a lottare fino a che, come disse, non fossero stati ritrovati tutti i figli scomparsi.

 

Una donna di tale tempra non poteva essere tollerata dal regime, infatti venne presto arrestata, nel dicembre del 1977, in un'operazione guidata da un capitano, Alfredo Astiz detto l'angelo biondo per il suo aspetto serafico, che si era infiltrato nel movimento delle madri e ne aveva conquistato la fiducia fingendosi fratello di un desasparecido. Con lei furono catturate Maria Eugenia Ponce e sorella Léonie Duquet; un paio di giorni dopo anche Azucena Villaflor cadde nelle mani di Astiz (che nel 2011 fu condannato all'ergastolo). Poco tempo dopo su una spiaggia a sud di Buenos Aires, il mare restituì dei resti umani chiaramente appartenenti a vittime di uno dei famigerati voli della morte, con cui i militari si sbarazzavano di un gran numero di arrestati, gettandoli in mare vivi, seminarcotizzati e legati mani e piedi. Quei resti furono frettolosamente sepolti senza identificazione, ma nel 2005 grazie all'analisi del loro DNA, si accertò che si trattava proprio delle tre donne scomparse. Col permesso del cardinale Bergoglio, Esther e Maria furono sepolte nel giardino della chiesa di Santa Cruz, mentre di sorella Duquet non fu mai ritrovato nulla.

 

Nello Scavo, in questo suo ultimo libro, ripercorre i fatti salienti dell'amicizia tra Esther Ballestrino e il futuro papa soffermandosi sulla storia dei libri che Esther, sentendosi braccata dai militari, gli affidò poco prima di sparire, per timore che l'avrebbero definitivamente compromessa agli occhi dei militari se avessero perquisito la sua casa, cosa che le sembrava sempre più imminente. Telefonò, perciò a Bergoglio chiedendogli di recarsi subito da lei per amministrare l'estrema unzione alla suocera. "Mi sembrò strano perché non erano credenti – dichiarò in seguito Jorge Bergoglio – nonostante la suocera lo fosse; era abbastanza devota, però mi sembrò strano. Quando entrai nell'appartamento, Esther mi rivelò il vero motivo di quell'urgenza". In realtà voleva il suo aiuto per nascondere la sua biblioteca in cui erano raccolti molti testi socialisti e marxisti. Bergoglio li portò via, ma che cosa ne avesse fatto a lungo non si è saputo, anche se, racconta Scavo in un'intervista, "diversi gesuiti del Collegio di San Miguel, mentre svolgevo le ricerche per i miei due libri mi avevano detto che nella biblioteca del collegio erano stati nascosti dei “libri comunisti”. Che si trattasse dei volumi affidati da Esther a padre Jorge era solo un’ipotesi". Oggi si sa che erano proprio i libri che questa donna coraggiosa e risoluta aveva consegnato all'amico gesuita che nel suo laboratorio, tanto tempo prima, aveva "imparato le cose buone e anche quelle brutte di ogni fatica umana" e l'importanza di esaminare a fondo ogni questione da tutti i punti di vista prima di dichiarare chiusa una ricerca.

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